Vintage weekend: Boris, la fuori serie italiana

La perla della TV italiana, Boris

Non facciamo altro che parlare di serie britanniche, americane, tedesche… tutto, purché non sia italiano. Inutile entrare nel merito sul perché siamo convinti di non poter avere televisione di qualità, anche perché si tratterebbe di un discorso veramente lungo e complesso. Concentriamoci invece su Boris, che ha tutte le caratteristiche per essere considerato un cult.

Boris – La fuori serie italiana, è uno show prodotto dal 2007 al 2010 e conclusosi con un film nel 2011.
Racconta i retroscena del mondo della serialità italiana sul set di una fiction in crisi, Gli occhi del cuore.
La storia ce la presenta il nuovo stagista Alessandro (Alessandro Tiberi), che viene a contatto con una realtà folle, quella delle star come Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) e dei registi disperati come René Ferretti (Francesco Pannofino).

Cosa succede con un prodotto di scarsa qualità i cui protagonisti sono privi di talento e gli addetti ai lavori senza alcuna voglia di lavorare?
Tantissimi disastri e risate.
Tra sceneggiatori sfaticati e direttori della fotografia con un grosso problema di tossicodipendenza, lo spettatore vede con i suoi occhi (o con gli occhi del cuore, dipende dai punti di vista) ciò che può succedere off-screen.

Non solo “monnezza”

Boris ha codificato nel mondo della televisione italiana (quello vero) delle terminologie ormai irrinunciabili come “smarmellare” o ne ha proibite altre come la parola “basito”. Si è trattata di una vera e propria rivoluzione di linguaggio oltre che di contenuto.
Boris è la dimostrazione, nonostante nella serie si affermi l’esatto contrario, che una televisione diversa è possibile e che gli italiani sono assolutamente in grado di realizzare prodotti di grande qualità.

Non siete ancora convinti? Gli episodi durano soltanto venti minuti… è una buona ragione per dare una possibilità alla TV italiana, no?


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