Tredici: ecco perché aumenterebbe i casi di suicidio

Il dottor Victor Hong, direttore medico del servizio di pronto intervento psichiatrico dell’Università del Michigan, ha richiamato l’attenzione sul collegamento tra “Tredici” e un aumento dei casi di suicidio secondo uno studio reso pubblico il mese scorso.

Secondo Hong, nei mesi successivi al rilascio della serie, il numero di adolescenti che si recano nel suo ospitale psichiatrico con pensieri suicidi è aumentato dal 40 al 50%. Quest’aumento ha spinto Hong a condurre uno studio, che l’ha portato a scoprire che il 51% dei pazienti studiati che ha guardato la serie ha sentito maggiormente il rischio di suicidio.

Rilasciato nella primavera del 2017, “Tredici” è un popolare teen drama che mostra gli eventi che hanno portato il personaggio fittizio Hannah Baker al suicidio. Sin da quel momento, la serie ha ricevuto per lo più recensioni positive da critici e spettatori per l’argomento trattato e l’interpretazione, ma è stato particolarmente controverso per i genitori e gli esperti di salute mentale per il modo in cui essa raffigura il suicidio di Hannah Baker.

Secondo il dottor Hong, uno dei maggiori problemi della serie è che rappresenta in modo esplicito il suicidio di Hannah: “Molti genitori di adolescenti hanno detto che i loro figli hanno tentato di uccidersi in un modo simile”, ha detto.


Egli ha inoltre criticato il modo in cui gli adulti sono stati rappresentati e la glorificazione del suicidio. “Gli adulti nella serie sono piuttosto incompetenti”, ha detto, “quindi le persone che lavorano per prevenire il suicidio sono preoccupate che se gli adulti vengono rappresentati in quel modo, gli adolescenti penseranno che sia inutile rivolgersi a loro. L’altra preoccupazione è che l’atto è raffigurato come una fantasia di vendetta … e ciò in qualche modo attrae la debole gioventù”.

Dal rilascio della serie, il lavoro del dottor Hong è stato riconosciuto da organi di stampa nazionali come BuzzFeed, Newsweek e Pacific Stanard, che hanno menzionato lo studio.

Tra  gli studenti dell’Università Maastricht, le opinioni su “Tredici” sono svariate, con alcuni studenti che criticano la serie per la sua intensità e altri che apprezzano che abbia portato alla luce il problema del suicidio adolescenziale.

Una persona che ha condiviso alcune preoccupazioni riguardo la serie è stata la studentessa del primo anno di Ingegneria Anusha Bohra, che non è d’accordo con questo ritratto: “E’ stato un approccio piuttosto intenso e forte per una tipica serie TV adolescenziale”, ha detto, “penso che raffiguri l’intero argomento del suicidio in un modo che non è necessariamente condivisibile da tutti coloro che hanno vissuto qualcosa di simile”. Tuttavia, ella non crede che la serie abbia influenzato lei o qualcuno dei suoi amici. “In passato, ho affrontato la depressione, quindi non ha cambiato la mia opinione a riguardo. Credo sia stato più un argomento di discussione perché molti di noi ne hanno parlato in precedenza. Potrà aver aiutato i miei amici a formare le loro opinioni, ma non so se personalmente li ha toccati.”

La studentessa del primo anno dell’Università del Michigan Elizabeth Davis, tuttavia, crede che la serie abbia un impatto positivo. Avendo perso un familiare a causa del suicidio, ritiene valida la serie in quanto ritrae il differente impatto che le azioni quotidiane possono avere. “Anche le piccole cose colpiscono le persone in modi differenti. Credo che solo nella seconda stagione lei abbia spiegato realmente il perché. Alcune persone hanno capito che quel che hanno fatto non è tanto grave quanto ciò che hanno fatto gli altri, ma lei già era in una condizione in cui tutto era dannoso per lei. Le persone dovrebbero pensare all’impatto che hanno le cose.”

Inoltre, secondo lei il ritratto dello show degli adulti è veritiero a causa di quanto il mondo è cambiato da quando loro erano adolescenti. “Credo che la rappresentazione degli adulti sia in parte vera perché la maggior parte dei genitori delle persone sono cresciuti 40, 50 anni fa”, ha detto, “è differente adesso, è più difficile fare le cose adesso. A volte sento che non sono tanto sensibili quanto dovrebbero esserlo.”

 Lo studio è stato il primo del suo genere nell’esaminare la gioventù e le reazioni alla serie.

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